Duomo

Borgo Porcia

Il borgo murato di Porcia
(testo e foto di Mario Zanetti)

A chi si sofferma oggi ad ammirare la grande mole del complesso castellano desideriamo fornire ulteriori notizie circa il castello e la formazione del borgo murato come poteva apparire nel medioevo e come descritto nei cenni storici degli studiosi.


Queste note integrative sono frutto non di ricerche archeologiche o di frequentazioni di archivi o biblioteche pubbliche, ma solo deduzioni, con tutti i limiti che queste impongono, di alcuni abitanti della Città di Porcia, che, amando il proprio paese, scoprono, passeggiando, angoli nascosti, agglomerati sassosi, pietre antiche che tentano di raccontare la loro storia.

Senza alcuna pretesa noi le proponiamo come intuizioni e come invito all’approfondimento da parte di chi è più curioso di noi!.
Sin dal periodo del Medio-Evo e nei secoli successivi il paesaggio italiano fu caratterizzato dal sorgere di una miriade di castelli, opere che costituirono, in conseguenza delle condizioni socio-politiche del tempo, struttura militare fortificata di difesa ed in egual misura residenza del signore.


Una realtà che, pur con differenti forme ed obiettivi, mantenne a lungo intatta la sua organizzazione

Tratto di mura visibile dal parcheggio della pizzeria “Al Castello”

fino all’avvento dell’epoca moderna che ne modificò radicalmente l’assetto. La cosiddetta rivoluzione industriale poi comportò modificazioni profonde al paesaggio sicché strade, ponti, agglomerati, alterarono significativamente l’ambiente ed a volte produssero seri danni e modificazioni alla struttura castellana.

A questo si aggiunsero nel tempo le devastazioni prodotte da guerre, terremoti ed incendi.
Il castello di Porcia non si sottrasse a questi eventi, ma fortunatamente li superò ed ancor oggi è la residenza sin dall’origine, oltre che la proprietà, dei nobili di Porcia e Brugnera.
La struttura del complesso castellano non era originariamente quella che appare oggi: una nobile residenza di stile rinascimentale.

Allora, siamo intorno al XII secolo, l’insediamento primitivo era costituito da una possente torre o mastio posizionata su una altura e circondata da un ambiente naturale ricco di corsi d’acqua.
Nel 1567 il conte Gerolamo di Porcia e Brugnera, Vescovo di Adria, nella sua descrizione della Patria del Friuli dice della torre… “essere antica più di 1600 anni”… omissis”. Attualmente non ci sono elementi certi per avvalorare questa affermazione anche se rinvenimenti archeologici nelle frazioni di Palse e Pieve datano la presenza dell’uomo ben prima del 1178, anno in cui il “Castro Porzcile” viene indicato in un atto notarile.


In ragione delle necessità e degli eventi politici del tempo essa rappresentava, in comune con le opere militari dell’epoca, una struttura di difesa e di controllo del territorio oltre ad essere, come già detto, residenza del signore.

E’ bene ricordare che le origini della nobile famiglia dei di Porcia risale a tempi molto antichi.
Probabilmente agli inizi del XII° secolo, epoca dell’insediamento, la grande e severa torre, il mastio, esisteva già. Collocata su una altura e circondata da una difesa naturale: l’abbondanza d’acqua e un fossato, costituivano una solida struttura precipuamente adatta a scopi di controllo e difesa del

Tratto di mura visibile in via Villa Scura
Via Villa Scura

territorio.

Addossati alla torre furono in epoche diverse costruiti o ricostruiti gli altri edifici, visibili ai giorni nostri e che in realtà mutarono l’aspetto medievale del castello così come pervenutoci attraverso antiche stampe.

Già a cavallo tra il XII e il XIII secolo con l’accrescere della loro potenza, i “di Porcia”, nell’intento di promuovere una nuova strategia territoriale decisero di allargare la cinta muraria, facendo affluirvi all’interno popolazione libera o servile che avrebbe usufruito di particolari agevolazioni sulla proprietà e sulle tasse.

Il borgo acquistò così una valenza che non sarà più solo di contrasto per le continue guerre, invasioni, dissidi rissosi con altri signori, ma vitale per l’economia locale, per lo sviluppo demografico e in particolare per la possibilità dei Signori di disporre di manovalanza artigianale e, qualora se ne ravvisassero le necessità, uomini per la difesa delle mura. 

Pervenuto fino a noi esiste un disegno seicentesco del borgo murato, sopra riprodotto, ma pur non potendo ricostruire idealmente con esattezza la cinta corrispondente ai resti in precedenza citati, tentiamo di proporre questo nostro parere. Sostando dalla intersezione tra via Villa Scura e via Marconi si osserva che a destra della Torre di Sopra detta dell’Orologio, la cinta si stacca e percorre l’attuale spalto, al termine del quale si nota una cortina merlata, ancora ben visibile dalla strada.

Continuando, “la mura” racchiude la Canonica, interessante costruzione del sec. XVI, dove aveva sede il potere giudiziario.
Poi attraversa la parte più orientale dell’attuale parco del palazzo ex Gherardini, e continua avvicinandosi al Castello. Intorno agli anni ’60 è stata in parte demolita per permettere la realizzazione dell’attuale strada provinciale che conduce a Tamai.
La “mura” devia leggermente a destra circondando il Duomo, scende verso l’attuale tettoia del mulino, attraversa il piazzale, dove il percorso è stato evidenziato con una traccia marmorea.


Si innesca poi ai fabbricati del Feudo (rammentiamo che questi costituivano parti delle mura) e prosegue inglobando l’alto vecchio fabbricato con il loggiato, detto “il convento”.
Corre sullo spalto e si congiunge alla Torre di Sopra.
C’è da dire che dopo il Duomo, proprio a lato della strettoia con le odierne cantine dei Conti di Porcia e Brugnera, c’era un muro che scendeva verso l’antico mulino (mulino di sotto) per congiungersi alla struttura del ponte levatoio posto nelle vicinanze dell’attuale ponte moderno.

Questa ipotesi è suffragata dal fatto che secondo vari cenni storici dal ponte levatoio o porta di sotto si accedeva direttamente alla corte del Castello. Tutta la cinta era circondata a ovest e a sud dall’acqua e ad est e nord da un fossato (tracce ancora visibili) che al bisogno veniva riempito dall’acqua proveniente da rii.

Altre tracce visibili in via Rivierasca possono essere ricondotte a resti di torrette sporgenti dalle mura. Aggiungiamo che a pochi metri dalla Torre di Sopra esisteva un altro ponte levatoio, sopra il fossato, con il battiponte e con un arco sovrastante. Rimaneggiamenti, guerre, terremoti, demolizioni sconsiderate (divenute generose cave di sassi) hanno contribuito ad alterare il primitivo aspetto del borgo.
I sassi sono stati a lungo la materia prima per erigere abitazioni, opere di difesa e così via. Il fornitore naturale del sasso di torrente era l’alveo del torrente Artugna, in quel del territorio di Aviano.

via Rivierasca

Poi con l’avvento dei mattoni, la “piera cota”, si utilizzarono, secondo l’esigenza, ambedue i “prodotti”. Ancor oggi si notano nella costruzione dei vecchi muri sassi intervallati con righe di mattoni. Ma questa è un’altra storia.
Noi non possiamo far altro che insistere con il cortese lettore di questi appunti perché visiti questo paese e, magari, acceda alla biblioteca comunale per consultare le numerose pubblicazioni sulla nostra storia.

Bibliografia

  • Alfio Conte. Porcia , l’architettura
  • In Notiziario nr. 3/87 Comune di Porcia
  • Brugnera Feudo e Comune- Amministrazione Comunale di Brugnera
  • Antonio De’ Pellegrini. Cenni storici sul Castello di Porcia, edizione 1925
  • Antonio De’ Pellegrini. Regestario di un archivio purliliese del seicento