Per quanto non nato a Porcia, infatti i natali glieli diede Belluno nel 1830, esce dal ceppo di una stimata famiglia che risiede sin dal XVIII secolo in Roraipiccolo.
(1) Fu studente dapprima a Venezia e a Padova, poi a Vienna, formandosi alla severità e al senso della concretezza della scuola austriaca. Esule politico nel 1859 prima a Firenze e Torino ed infine a Milano, era entrato in contatto con gli ambienti del “Politecnico” di Carlo Cattaneo e aveva scritto per questa rivista il suo primo importante saggio pedagogico ”Sulla corrispondenza dell’educazione alla civiltà moderna”.
L’incontro con l’insegnamento del Cattaneo fu importante perché orientò il suo senso concreto e pratico verso un positivismo metodologico aperto alle situazioni mutevoli della realtà e agli apporti dell’intelligenza umana. Il suo metodo era volto a promuovere quella che egli definiva “la rigenerazione del popolo”, rendendo “positivi” gli ideali popolari, richiamando politici e uomini di scuola allora impegnati a “fare gli italiani ” a considerazioni realistiche, liberandosi o dalla illusione romantica, o dalla nostalgia del passato.
(2) Nella didattica, fu assertore del “metodo intuitivo”, ovvero della necessità di adeguare l’insegnamento alle possibilità di apprendimento del fanciullo e di basarlo sull’intuizione concreta e non sull’astrazione verbale. Perciò si adoperò per l’introduzione del lavoro manuale e delle sperimentazioni nelle scuole italiane. (1) Tale, dunque, sarà il metodo della scuola in generale e quindi esso verrà adottato nel suo spirito anche nelle elementari.
(2) Partecipò alla vita politica, collaborando attivamente alle riforme scolastiche in qualità di provveditore centrale al ministero della pubblica istruzione e di deputato alla camera.
La sua opera filosofica fondamentale è “L’uomo e le scienze morali” (1869), la principale opera pedagogica “L’istruzione in Italia”, raccolta postuma (1891-1892) dei suoi scritti migliori in materia.
(1) Il nome di Gabelli resta vivo proprio per l’importanza attribuita al metodo, cioè alla capacità della scuola di “formare delle teste”, cioè delle persone in grado di avere un proprio criterio di giudizio e di analisi. Morì a Padova nel 1891.
Cenni bibliografici da: (1)NOVECENTO PEDAGOGICO Giorgio Chiosso
Editrice La Scuola 1997 (2)Enciclopedia Rizzoli Larousse 2000