Personaggi storici

Zancan Giovanni Battista

a cura di Robert Diemoz

Nel 1836 la famiglia Zancan inaugurava a Porcia l’officina artigianale per la lavorazione del ferro battuto. L’indole artistica del fondatore venne ereditata dal figlio Domenico, ma ampliamente superata dal nipote Giovanni che a 13 anni già affiancava suo padre rivelando abilità creative non comuni.

Nato nel 1910 in questa terra solcata da emigranti, contadini ed operai, Giovanni Zancan cresce con un’unica ambizione: produrre opere nuove, sempre migliori, sempre più raffinate. Le prime mostre investono il territorio locale, poi quello nazionale e infine si affacciano in Europa e nel  mondo. Esse fanno conoscere ad una cerchia sempre più numerosa di intenditori l’umile  e bravo artigiano di Porcia. Incoraggiato dai consensi crescenti che gli giungono da ogni parte, Giovanni lavora con passione e accanimento, spesso trascurando il cibo e il riposo. Le sue esecuzioni – dai lampadari sapientemente intarsiati, ai vasi damascati, piatti,

ai volti umani resi con particolare intensità espressiva, alle cancellate per i battisteri come quella per la chiesa arcipretale di Porcia, alle formelle con raffigurazioni sacre per i portoni delle chiese come quella di Villanova di Prata di Pordenone, – conquistano, seducono gli osservatori di buon palato e li portano in Calle del Carbon nella Porcia vecchia ed operosa a conoscere l’autore. Tali esecuzioni raggiungono anche il grande pubblico grazie alla televisione e alle cronache italiane.

Suscita curiosità, e ammirazione allo stesso tempo, il fatto che Giovanni – unico probabilmente in Italia – produce i suoi pezzi completamente in laboratorio, secondo lo schema antico di sbalzo su ferro battuto senza processo di fusione; pezzi che giungono alle varie mostre con una finezza senza confronti. Ma ecco le varie fasi di lavorazione:

1 – Disegno
2 – Modello in creta preparato con attrezzi in legno
3 – Modello in gesso
4 – Cornice in erro sbalzato e forgiato
5 – Preparazione degli attrezzi, quali sgorbie, punteruoli, martelletti a cocchia (in quanto ogni tipo di lavorazione richiede attrezzature specifiche) da usare dopo la tempera
6 – Sbalzo su lamiera copiando il modello
il tutto con l’aiuto di due-tre operai per le operazioni sussidiarie (carbone, catrame, forgia ecc.)

Giungono così a visitare il laboratorio e Giovanni numerose e celebri personalità del mondo di allora, tra le quali il generale Badoglo, il duca d’Aosta, un inviato dell’imperatore Ailè Selassiè, quasi tutte in rigoroso incognito. Le opere di Giovanni raggiungono gli Stati Uniti, un pregevole busto di Mussolini viene acquistato dall’allora ministro canadese Troudeau. Le medaglie d’oro conseguite nei vari concorsi artistici non lo inorgogliscono, né cede alla tentazione di raccoglierle in un medagliere da porre bene in vista; egli, invece, le fonde per farne degli anelli matrimoniali da regalare ai promessi sposi più poveri. Che Giovanni lavorasse più per passione che per il guadagno a Porcia lo si sapeva; ma lo sapevano soprattutto coloro che riuscivano a farsi regalare lavorazioni per le quali avrebbero dovuto pagare fior di soldoni. Era fatto così: gli piaceva donare forse più ancora che ricevere; il denaro  non sembrava l’essenziale per lui. Ho conosciuto Giovanni Zancan nel 1975, due anni prima della sua morte. Pareva un sopravvissuto. Quella passione prorompente per l’arte, che aveva adombrato in lui ogni altra passione, non gli aveva lasciato tempo per sposarsi e viveva con le sorelle. Lavorava poco ormai e trascorreva buona parte del suo tempo seduto davanti a un bar del centro. Conversando con lui ebbi l’impressione di trovarmi di fronte ad un uomo che si sentiva a disagio in un mondo diventato troppo piccolo, troppo gretto per lui. Le sue parole rivelavano una certa disaffezione generale ma anche una sommessa ironia per questa società, negli anni settanta, che sembrava correre verso il peggio. Encomiato, lusingato da uomini potenti e facoltosi ai tempi del successo, egli è rimasto tutta la vita povero, schivo e riservato. E da povero si è spento in una stanzetta disadorna dell’ospedale. Ha lasciato agli eredi opere di un valore inestimabile, un patrimonio che rimane ad onorare la memoria di un uomo di grande nobiltà interiore, che amava l’arte ed è vissuto per l’arte.

Alcune mostre e fiere a cui Zancan, (Via Asilo, Porcia) fu presente:
2° Fiera nazionale dell’artigianato: 20 marzo – 3 aprile 1932 – Firenze
IV Fiera nazionale dell’artigianato Firenze 17 marzo – 31 marzo 1934
6° Fiera Campionaria del Friuli Venezia Giulia Pordenone
23 agosto – 8 settembre 1952
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CONSEGNA DEI PREMI AI BENEMERITI DEL LAVORO E
DEL PROGRESSO ECONOMICO
UDINE CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA 1957
Zancan Giovanni – Maestro d’arte Ferro Battuto
 “Medaglia d’oro Artistica Industriale”

PREMIAZIONE FEDELTA’ AL LAVORO E PROGESSO ECONOMICO
CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO AGRICOLTURA PORDENONE
Azienda Artigiana Zancan Giovanni
“La bottega artigianale dei fabbri Zancan risale al 1840 circa. L’attività fu iniziata dal bisavolo e fu in seguito tramandata da padre in figlio. L’attuale proprietario Zancan Giovanni fu avviato dal padre, esperto artigiano del ferro battuto, a questa attività e a 13 anni già cooperava con lui. Appassionato d’arte, buon disegnatore  e modellatore, Zancan Giovanni ha dato subito un’impronta personale alla produzione. Molti lavori artistici eseguiti dall’azienda sono stati esposti in Italia e all’estero ed hanno ottenuto meritati e significativi riconoscimenti.”