Via de pellegrini:
Un edificio, alcune ipotesi
Siamo a Porcia, in Via De Pellegrini, in un’area che, nel passato, veniva denominata “l’Essiccatoio”, in quanto vi era, sembra dal 1938, un essiccatoio per i bozzoli dei bachi da seta.
E’ un edificio, come riporta l’arch. A. Conte in un suo scritto, di “… elegante bellezza, pur nella modesta dimensione, che si esprime nell’equilibrato volume adagiato e disteso nel terreno, tipico delle residenze di campagna di quel periodo”.
Nel passato se n’è molto parlato ed è troppo facile prevedere che se ne parlerà ancora: di cosa si tratta? Quale era la sua funzione? Può essere un casello di guardia? Una residenza di campagna? Può essere dell’altro? E, se sì, … cosa mai può essere? Altro problema è la datazione: se ne è parlato come risalente al secolo XV, XVI e XVII.
La casa era, fino a tempi recenti, proprietà dei marchesi Gherardini, una ricca e nobile famiglia, che arrivò a Porcia intorno agli anni ‘30 del Novecento ed andò ad abitare il Palazzo, ora conosciuto come Palazzo Gherardini. Questo era stato costruito, nel XVI-XVII secolo, come residenza estiva del ramo principesco dei conti di Porcia e, fino al 1925, veniva indicato come “Palazzo Pastore”.
Anche la “Casetta”, in origine proprietà di membri della famiglia dei “di Porcia” e da essi costruita, dovette pervenire ai Gherardini dopo una serie di vendite e di lasciti ereditari.
Allo stato attuale delle ricerche non siamo riusciti a ritrovare nessun documento che ci dia qualche lume, ad esclusione delle troppo recenti ed aride note scritte nei “Sommarioni” del Catasto Asburgico e poi Italiano. Ciò è causa dell’incertezza sulla sua destinazione d’uso originaria e favorisce le varie ipotesi che si sono avanzate.
Proviamo, comunque, a farne una lettura cartografica, insieme ad una ricognizione in loco.
Nel Catasto Napoleonico, conservato presso l’Archivio di Stato di Venezia e risalente ai primi anni dell’Ottocento, vediamo che la casa era esistente, aveva un lotto contrassegnato dal n. 128 e le carte recano traccia di altri tre corpi di edifici.
La medesima cosa si evince dal Catasto Asburgico, conservato presso l’Archivio del Comune di Porcia, da cui si desume che il lotto aveva mantenuto lo stesso numero riportato nel Catasto Napoleonico. Questo non ci dice ancora molto.
Più illuminante pare essere una pianta del paese di Porcia (sec. XIX) riprodotta da collezione privata, edita dall’arch. U.Trame e qui riportata per il particolare che ci interessa. Dalla carta si deduce la presenza di un giardino, in un’area a ridosso del Castello di Porcia: si tratta di un rettangolo di terreno che parte dalla vecchia Strada consorziale detta del Castello per arrivare fino alla casetta.
Immaginando l’esistenza del giardino anche in epoca più antica, si può ipotizzare che la casa, posta in fondo ad esso, fosse una sorta di “casino di caccia” o un padiglione, in cui potevano essere organizzati momenti conviviali o ricreativi per i conti di Porcia e i loro ospiti.
L’ipotesi può essere avvalorata anche dall’aspetto dell’edificio, oggi ripristinato come in origine, che presenta, al piano terra, delle arcate aperte verso il castello e la campagna purliliese. Le arcate furono successivamente chiuse con materiale da costruzione e oggi sono state rimesse in luce.
La casa, quindi, è costituita da un piano terra che è, in parte, un loggiato, ideale per pranzi o feste estive quasi all’aperto. Per l’altra metà consiste in due stanze, in una delle quali si trova ancora un camino.
Nella medesima sala troviamo una trave che poggia su due mensole in pietra su cui sono stati scolpiti due stemmi con i gigli dei “di Porcia”. Ciò avvalora l’ipotesi di una costruzione comitale che voleva essere di un qualche pregio.
Proviamo a procedere nelle ipotesi per parlare dell’età dell’edificio. Intorno al 1610 veniva costruito, su progetto degli architetti veneziani Tommaso e Francesco Contini, il cosiddetto “Palazzo novo del Vescovo”, così chiamato perché la costruzione fu voluta dal Vescovo di Adria Girolamo di Porcia, detto il giovane. Il palazzo novo, costruito su un antico “palazzato” (il termine vagamente dispregiativo indica che non era più ritenuto consono alla “gens” dei “di Porcia”), doveva costituire una nuova abitazione per i conti cui era destinato e, al tempo stesso, simboleggiare la potenza e la ricchezza del casato, come testimonia uno scritto chiaramente auto celebrativo: “Il palazzo di fabbrica moderna novo ha costato passa ducati cinquantamila, che nome (solo) delle pietre vive si caverebbe, battendo giù, ducati quindicimila”. Un impegno notevole anche per una famiglia che era tra le prime della Patria del Friuli. Girolamo morì intorno al 1620 e il palazzo fu terminato dal fratello Alfonso di Porcia.
Potrebbe essere che, contestualmente alla costruzione del palazzo, sia stato realizzato anche un giardino (forse non proprio quel giardino che si nota nella pianta già descritta), completato dalla costruzione della casetta in questione.
Secondo questa ipotesi, però, la casa non avrebbe avuto lunga vita così come era nel suo primo impianto. Infatti, già in un periodo immediatamente successivo, l’edificio sarebbe stato rimaneggiato e gli archi chiusi.
Infatti, i restauri hanno evidenziato la presenza di fregi a fresco riferiti al sec. XVII, che sarebbero quindi stati dipinti dopo la ristrutturazione.
Ciò porta ad un ridimensionamento delle nostre già scarse sicurezze: l’edificio potrebbe, quindi, essere del sec. XV-XVI e rimaneggiato nel Seicento con la chiusura degli archi e la realizzazione degli affreschi (oggi rimossi dal luogo di ritrovamento, restaurati e collocati al piano superiore). Per ora non possiamo dire di più. Riteniamo che l’edificio sia stato, in qualche momento della sua lunga vita, un luogo di “ricreazione” per i conti di Porcia, poiché i temi degli affreschi rimandano a tale funzione: vi sono rappresentati momenti musicali, agresti e mitologici.
Comunque sia, e in attesa di studi più approfonditi, si tratta certamente di uno spazio molto suggestivo e la comunità di Porcia saprà conservarlo e farne un buon uso.
Cenni bibliografici essenziali:
U. TRAME, Porcia. Sistema insediativo e trasformazioni urbane in Notiziario. Comune di Porcia 12 (1986), n. 3 (inserto).
A. CONTE, Porcia. L’architettura in Notiziario. Comune di Porcia 13 (1987), n. 3 (inserto).
U. TRAME, Porcia. Sistema insediativo e trasformazioni urbane in Notiziario. Comune di Porcia 13 (1987), n. 3 (inserto).
Su Girolamo di Porcia e sul Palazzo Novo si veda:
A. FORNIZ, L’abitazione antica e il palazzo nuovo del Vescovo nel castello di Porcia Udine, Arti Grafiche Friulane, 1969. Estratto da: Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Udine, s. 7, v. 7 (1966-1969).
C. ULMER, Ville friulane: storia e civiltà. [di] Christopher Ulmer, fotografie di Gianni D’Affara. Udine, Magnus, 1993, p. 116-119.
Le note sugli affreschi e sulla loro posizione originaria si ricavano dalla relazione del 30 maggio 2006 del Centro Restauro di Portolan Renato in seguito a sopralluogo ed autorizzazione della dott.ssa Elisabetta Francescutti, funzionario di zona della locale Soprintendenza.